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Artigiana sampietrana riveste le boe con l'uncinetto e decora il centro di Castro

Pubblicato il da Claudia

Artigiana sampietrana riveste le boe con l'uncinetto e decora il centro di Castro

Emiliana Pede ha trasformato i gavitelli arenati sulle coste brindisine e leccesi in pezzi di arredamento. Le boe sono state rivestite con la tecnica dell'uncinetto 

progetto “Adotta una boa” l’artigiana sampietrana Emiliana Pede torna a decorare le strade del centro storico di Castro (Le) utilizzando materiali di riciclo. Dopo le meduse colorate dello scorso anno, da oggi, sabato17 luglio e fino al 17 settembre prossimo, le stradine della “perla del Salento”, saranno addobbate con gavitelli colorati rivestiti con la tecnica dell’uncinetto, un’arte antica tornata in voga e di cui la Pede ne ha anche fatto un mestiere. Con l’uncinetto crea accessori, riveste oggetti, regala nuova vita a materiali in disuso come i nastri delle vecchie videocassette, realizza opere che raccontano storie del passato e invitano al riutilizzo di materiali e oggetti 

Ed è proprio con questo spirito che è nato il progetto ecosostenibile “Adotta una boa”: si tratta, infatti, di boe da ormeggio recuperate sulle coste brindisine e leccesi durante l’inverno. Oggetti di difficile smaltimento che sarebbero finiti in discarica o a marcire nella sabbia o nel mare. Con tutte le conseguenze ambientali del caso.

 

I gavitelli staccatisi dalle imbarcazioni e arenatisi sui litorali sono stati trasformati in oggetti di decorazione simbolo del riciclo, da mettere in mostra nelle case, nei giardini, a bordo di piscine, in bar, ristoranti o B&B.

Ne sono state recuperate e rivestite 25, sono alte un metro e 30 cm e hanno una larghezza di 50 cm, sono state legate a supporti trovati sul posto: pali, ringhiere, panchine, con corde o fascette e raccontano come oggetti destinati al macero possono avere una nuova vita trasformandosi in pezzi di arredamento che rendono ancora più belle le città marine. 

Il progetto “Adotta una boa” è rivolto anche agli operatori economici del territorio e agli stessi cittadini: i manufatti colorati potranno essere acquistati a un prezzo simbolico. L’evento è patrocinato dal Comune di Castro ma è anche rivolto a tutti i paesi che del mare ne hanno fatto una risorsa economica. 

 

Artigiana sampietrana riveste le boe con l'uncinetto e decora il centro di Castro
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Perde l’amore della sua vita e trova “l’artetica” nelle mani, la dolce storia di Carmen

Pubblicato il da Claudia

Perde l’amore della sua vita e trova “l’artetica” nelle mani, la dolce storia di Carmen

Salvatore, mio marito, è sempre stato il mio primo sostenitore. Mi ha incoraggiato sin dall’inizio, supportato, aiutato. Ed ora che l’amore della mia vita non c’è più trovo in questo lavoro la forza per andare avanti, soprattutto per i miei adorati figli di 20 e 15 anni”. Carmen Serafini è una salentina doc, una donna forte e nello stesso tempo dolcissima che ha saputo unire la sua passione per l’uncinetto a una innata creatività.

 

Il risultato sono oggetti bellissimi, dalle borse ai porta occhiali, dai cappelli ai presepi e tanto altro ancora, interamente realizzati con le sue mani. “Trascorro giornate intere a lavorare all’uncinetto – racconta – mi aiuta a non rassegnarmi al dolore e stimola la mia fantasia. Ho scoperto che le mie creazioni piacciono, vedo il sorriso nelle persone che scelgono un oggetto e questo mi rende felice”.

 

I suoi sono pezzi unici, originali, di mille tipi e mille colori diversi, con rifiniture perfette che fanno dubitare che siano davvero artigianali. “Sono una perfezionista, quando creo una borsa o un altro oggetto devo essere completamente soddisfatta, altrimenti li disfo e ricomincio daccapo”.

 

In questi giorni sta esponendo alla Mostra della Ceramica artigianale a Cutrofiano (Lecce) e dopo appena quattro giorni ha catturato l’attenzione generale. “Sei anni fa – ricorda – mi presentai alla mostra con 25 borse. Oggi ho portato più di 140 pezzi. Questo mi emoziona molto perché vedo che chi sceglie un mio prodotto è davvero soddisfatto e per me è la più grande gratificazione”.

 

All’ingresso del locale in cui Carmen espone campeggia una bicicletta interamente rivestita e coloratissima. “Un lavoro di mesi. Ho iniziato a farlo nel momento più triste della mia vita. Quando Salvatore è morto vedevo completamente nero e dovevo fare una scelta: o rassegnarmi al buio o cercare affannosamente la luce. Ho scelto la strada più difficile, quella di lottare, e per farlo avevo bisogno di colore, tanto colore. Da lì è nata l’idea di fare un lavoro incessante, mi sono impegnata giorno e notte, mi facevano male le mani a furia di tenere in mano l’uncinetto, ma più lavoravo e più ritornavo a respirare. Ed oggi questa originale bicicletta è una realtà. Ho avuto tante offerte, ma non ho stabilito un prezzo”. E per il prossimo anno? “Sto già lavorando per Natale, ho tante idee-regalo per rendere speciale questo straordinario periodo dell’anno. Ma la mia mente corre e la prossima estate nascerà qualcosa di unico che, sono certa, lascerà tutti a bocca aperta…ma non voglio dire di più, anche perché il lavoro sarà tanto e difficile”.

 

Una sfida, insomma, l’ennesima per questa giovane salentina, “tosta” come solo le donne della nostra terra sanno essere, determinata e solare, sempre in movimento. “Quando ero piccola mio padre mi guardava lavorare e con dolcezza e orgoglio mi diceva in dialetto: Carmen, tu hai l’ “artetica” in quelle mani, proprio per indicare la mia incapacità di stare ferma, anche solo per un attimo”.

 

“L’artetika di Carmen” nasce proprio da qui, da quell’espressione usata con affetto dal suo papà. Parole che Carmen non ha mai dimenticato.

 

 

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Anche il cucito è in ordine

Pubblicato il da Claudia

Anche il cucito è in ordine

Che dite !!!  Bello vero? 😉Avevo un filato da finire ,cosi ho pensato di fare i centrini per il cestino di cucito, un po' di  ordine anche nel cucito ci vuole 😉 Non male come idea 🤩🤩

Anche il cucito è in ordine
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Uncinetto e beneficenza, 400 persone da tutto il mondo per lavorare al tappeto dei record

Pubblicato il da Claudia

Uncinetto e beneficenza, 400 persone da tutto il mondo per lavorare al tappeto dei record
Uncinetto e beneficenza, 400 persone da tutto il mondo per lavorare al tappeto dei record
Uncinetto e beneficenza, 400 persone da tutto il mondo per lavorare al tappeto dei record

Sarà devoluto all'associazione ‘Famiglie Sma’, una onlus che si dedica alla lotta contro l’atrofia muscolare spinale, il ricavato della vendita del tappeto da record realizzato a Trivento e che sarà esposto Al lavoro per realizzare l'opera circa 400 persone. "Ci siamo ritrovate grazie ai social", spiega la mente dell'iniziativa, la signora Lucia Santorelli. Definirlo un tappeto è sicuramente riduttivo. Anche perché sarà un’opera destinata ad entrare nel guinness dei primati. Potrebbe essere accostato ad un mantello regale, lungo 600 metri e realizzato da centinaia di mani laboriose. E’ composto da piccoli quadri di uncinetto, ognuno dei quali realizzati con pazienza e maestria Trivento e poi ogni pezzetto di questo prezioso intarsio sarà messo in vendita. Il ricavato andrà all’associazione ‘Famiglie Sma’, una onlus che si dedica alla lotta contro l’atrofia muscolare spinale, una malattia genetica che colpisce bambini in età pediatrica. La mente di questa iniziativa è la signora Lucia Santorelli: “All’inizio volevamo realizzare qualcosa per promuovere il nostro territorio, poi abbiamo pensato di fare beneficienza”, dice a Primonumero Da febbraio ha raccolto tantissime adesioni e in sei mesi il tappeto più lungo del mondo è stato realizzato. Assieme a lei, tantissime altre persone di ogni parte del mondo: “Ci siamo ritrovati grazie Facebook, senza i social avremmo potuto fare ben poco”. Ma Internet è servito anche per un altro motivo: ad ispirare le signore è stato lo ‘yarn bombing’, ossia una nuova forma di arte ecosostenibile, nata in Texas e che si è diffusa in tutto il mondo per abbellire le città utilizzando fili di lana colorati e intrecciati. E’ il famoso ‘uncinetto di strada’ con cui vengono coperti alberi, panchine, fontanelle e altri arredi urbani rovinati. Dunque, nulla a che vedere con la tradizionale concezione dell’uncinetto, quello con cui le nonne realizzavano ad esempio coperte, lenzuola e il corredo per il matrimonio.

 

“Io non pensavo che esistesse una forma d’arte con l’uncinetto – dice pure la signora Lucia – legavo sempre l’uncinetto al corredo. Invece grazie ai social ho scoperto che con l’uncinetto vengono create installazioni artistiche straordinarie. C’è un mondo sconosciuto attorno all’uncinetto, ci sono artisti che realizzano opere d’arte. Addirittura rivestono i palazzi con l’uncinetto”. La realizzazione del tappeto più lungo del mondo ha unito persone di tutte le età: dai bambini di 4 anni alle signore di 80 anni. Anche una signora di 93 anni ha realizzato una piastrella. Inoltre, “ha partecipato un ragazzo, Maurizio Porfirio, lavora con la Phlogas ma ha imparato anche l’uncinetto grazie alla moglie”, riferisce ancora la signora. Ci siamo ritrovati in circa 400 persone contando anche le aziende che ci hanno dato una mano per acquistare la lana e lavorarla. Queste persone sono venute tutte a Trivento: a casa di un’amica abbiamo assemblato 10 piastrelle alla volta, abbiamo realizzato dei rotoli che srotoleremo lungo la scalinata”. “Le varie piastrelle saranno numerate e le persone potranno fare beneficenza acquistando una piastrella che costerà 30 euro. Poi la manderemo loro a casa”. E se si trovasse un unico acquirente per mantenere intatta la creazione? “Magari, noi lo speriamo… Sarebbe straordinario. Speriamo che possa essere interessato all’acquisto del tappeto qualche grossa azienda locale come La Molisana: potremmo fare subito beneficienza” 

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La Riviera scopre l’arte del “crochet”. I lavori di Daniela Cerri

Pubblicato il da Claudia

La Riviera scopre l’arte del “crochet”. I lavori di Daniela Cerri

L’artista milanese si è trasferita a Sanremo. Un percorso variegato e i rapporti con il Giappone. L’uncinetto come ricerca e sperimentazione in campo artistico. Un laboratorio-atelier vicino a villa Ormond  

Ama definire le sue creazioni «esercizi dei sensi». Rappresentano oggetti di design: separè, tappeti, quadri, complementi d’arredo, goielli, abiti, borse. Daniela Cerri, autrice di libri e art-books e manuali dedicati al «crochet», ovvero all’uncinetto applicato all’arte, vive e lavora a Sanremo. Vi è arrivata proveniente da Milano con un bagaglio di esperienze che l’ha resa conosciuta come artista a tutto tondo in Europa e perfino in Giappone, a Osaka in particolare. Nel suo laboratorio atelier nella zona vicina a Villa Ormond sono custoditi pezzi pregiati e unici realizzati a mano miscelando tecniche quali il crochet, il tricot, il cucito creativo, il papier machè, e materiali diversi come filati, tessuti in fibre naturali, metalli e legno. 

 

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La Riviera scopre l’arte del “crochet”. I lavori di Daniela Cerri

L’artista milanese si è trasferita a Sanremo. Un percorso variegato e i rapporti con il Giappone. L’uncinetto come ricerca e sperimentazione in campo artistico. Un laboratorio-atelier vicino a villa Ormond 

 

Daniela Cerri nel suo atelier a Sanremo

Daniela Cerri nel suo atelier a Sanremo

 

MAURIZIO VEZZARO

PUBBLICATO IL

06 Febbraio 2021

ULTIMA MODIFICA

06 Febbraio 2021 18:02

 

 

Ama definire le sue creazioni «esercizi dei sensi». Rappresentano oggetti di design: separè, tappeti, quadri, complementi d’arredo, goielli, abiti, borse. Daniela Cerri, autrice di libri e art-books e manuali dedicati al «crochet», ovvero all’uncinetto applicato all’arte, vive e lavora a Sanremo. Vi è arrivata proveniente da Milano con un bagaglio di esperienze che l’ha resa conosciuta come artista a tutto tondo in Europa e perfino in Giappone, a Osaka in particolare.

 

Nel suo laboratorio atelier nella zona vicina a Villa Ormond sono custoditi pezzi pregiati e unici realizzati a mano miscelando tecniche quali il crochet, il tricot, il cucito creativo, il papier machè, e materiali diversi come filati, tessuti in fibre naturali, metalli e legno.

 

I suoi lavori sono visibili sul sito www.danielacerricrochetdesign.com. Stando ai critici, Daniela Cerri ha una costante attenzione per il colore e il valore tattile delle sue creazioni. Le riconoscono una naturale predisposizione alla ricerca e alla sperimentazione. Nello stesso tempo è capace di soluzioni e contaminazioni inattese.

 

In passato ha partecipato a fiere nazionali e internazionali. Il suo retroterra professionale comprende una vasta varietà di esperienze. Ha lavorato in qualità di grafica, illustratrice, interior designer e in ambito editoriale. Nello stesso tempo è transitata per laboratori di gioielleria, atelier di moda, maturando competenze nel textile design in Italia e all’estero.

«Sono nata a Milano, ho vissuto tra le colline dell’Oltrepò e adesso vivo a Sanremo dove spero di trovare nuove occasioni per far apprezzare le tecniche creative del crochet», si svela Daniela.

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Yarn Bombing Day, grande esposizione di uncinetto creativo a Trivento

Pubblicato il da Claudia

Yarn Bombing Day, grande esposizione di uncinetto creativo a Trivento

TRIVENTO – Dopo i clamorosi successi de Il Tappeto ad Uncinetto più lungo del Mondo, l’Albero ad Uncinetto e Pasqua in Dolcezza, l’Associazione di Trivento ‘Un Filo che Unisce’ in collaborazione con la Pro Loco Terventum e con il

Patrocinio del Comune di Trivento, organizza la più grande esposizione di uncinetto creativo, oltre 70 opere provenienti da tutto il mondo. Molise News 24

 

 

 

 

Il tappeto ad uncinetto TriventoTRIVENTO – Dopo i clamorosi successi de Il Tappeto ad Uncinetto più lungo del Mondo, l’Albero ad Uncinetto e Pasqua in Dolcezza, l’Associazione di Trivento ‘Un Filo che Unisce’ in collaborazione con la Pro Loco Terventum e con il

Patrocinio del Comune di Trivento, organizza la più grande esposizione di uncinetto creativo, oltre 70 opere provenienti da tutto il mondo.

 

Oltre 70 opere di uncinetto creativo provenienti da tutto il mondo. Dopo il successo de ‘Il Tappeto ad Uncinetto più lungo del Mondo’ ,‘l’ Albero di Natale’ alto 6 metri e la Palma alta più di 5 metri con le riproduzioni dei tradizionali dolci pasquali, Trivento (CB) la ‘Città dell’Uncinetto’ si apre al mondo. L’evento è organizzato dall’Associazione ‘Un filo che Unisce’ con la collaborazione della Pro Loco Terventum e con il Patrocinio del Comune di Trivento. Le nuove installazioni, sono state realizzate da ben 66 artiste provenienti dall’ Italia, Francia, Belgio, Germania, Danimarca, Svezia, Finlandia, Spagna, Israele, Regno Unito, Russia, Australia, USA, Canada, Repubblica Dominicana, Brasile, Messico, Cile, Porto Rico, Venezuela e Colombia.

 

 

 

Le opere, realizzate all’uncinetto, saranno esposte da Piazza Fontana per tutta la scalinata San Nicola fino alla Cattedrale dei Santi Nazario, Celso e Vittore posta nel punto più alto dell’antico borgo.

 

In Piazza Fontana sarà presente lo Stand di ‘Un Filo Che Unisce’ dove sarà possibile scegliere un dono solidale tra gadgets all’uncinetto e i cuori ‘kokoro’ ideati dall’artista russa ‘Katika’ realizzati dal gruppo e da tutte le sostenitrici che hanno aderito alla call to action indetta sui social dell’Associazione. Il ricavato verrà devoluto alla Fondazione Bambino Gesù Onlus.

 

Durante le due giornate sarà possibile, previa prenotazione, partecipare a dei workshop organizzati da ‘Betta Kint’ azienda di Prato famosa per i suoi filati pregiati.

 

 

 

Grazie all’Associazione Culturale MuSE, Musei Spazi in retE, sarà possibile partecipare a visite guidate per i visitatori che vogliano approfondire temi e aspetti del patrimonio culturale Triventino.

 

‘Un filo Che Unisce’ nasce da un gruppo di donne appassionate di Uncinetto e molto legate alla propria terra. In poco tempo diventa un’Associazione con tre uniche finalità: far conoscere l’arte dello ‘Yarn Bombing’, promuovere il territorio locale e fare beneficenza.

 

Il gruppo è aperto a chiunque voglia avvicinarsi a quest’arte organizzando workshop, corsi di gruppo e individuali. É intergenerazionale, collabora con gruppi già esistenti e cerca di coinvolgere tutti gli abitanti del territorio nella realizzazione dei progetti.

 

 

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Pepitte, uncinetto che passione

Pubblicato il da Claudia

Pepitte, uncinetto che passione
Pepitte, uncinetto che passione

Simone invidia chiunque abbia un minimo di manualità e sappia lavorare lana, cotone o qualsiasi cosa si possa cucire, arricciare o semplicemente annodare insieme. Io ho provato a mettermi più volte a giocare con ferri da maglia con mega-galattiche idee (del tutto irrealizzabili) che mi frullavano per il cervello per cercare di conquistare la sua stima, ma non c’è stato verso… sono talmente scarsa che neanche le estati, calde e lontane, trascorse con mia nonna materna a cucire, ricamare o fare i ferri sono riuscite a farmi tornare o arrivare, la voglia di finire un lavoro.

Mi ricordo che, da piccola, ogni estate andavo in merceria a scegliere un lavoretto da fare a punto croce, prendevo sempre quelli con i disegni di Walt Disney, Paperino in primis, ma che dopo tre o quattro giorni, in cui dedicavo diottrie e buchetti sulle dita (non ho mai imparato ad usare il ditale, quello di nonna era troppo grande e lei, giustamente, non aveva mai pensato di comprarne uno adatto a me, visto che sapeva come sarebbe andata a finire), abbandonavo il tutto per interessarmi prima agli ferri da maglia (fare una sciarpa di lana con il caldo è un suicidio) e poi all’uncinetto, sbeccato e color carta da zucchetto, che la nonna teneva apposta per me.  Alla fine delle vacanze usciva uno sgangherato astuccio, cucito insieme da nonna, con un bel bottone luccicante come chiusura

 Appena ho visto i lavori di Pepitte, ovvero Elisa Vagnini, una bruciante passione mi ha invasa e il desiderio di fare qualcosa con le mie, imbranate mani mi sta spingendo verso una china dai prevedibili risvolti. Diversamente dalla mia scarsa attitudine al cucito in genere, Elisa ha imparato da sola a cucire ogni singolo punto all’uncinetto guardando tutorials e patterns sul web. Ha iniziato con piccole cose per poi arrivare a fare lavori su commissione come la macchina fotografica (vedi la foto qui sopra), ideata completamente da lei ed altri oggetti. 

“Mi sono innamorata dell’uncinetto perchè sento di potermici esprimere: l’intreccio del filo, dei colori, della lana, del cotone, le tante tipologie di punti, le diverse modalità di realizzazione per ogni cosa, la possibilità di aggiunta di altri elementi, anche di materiale completamente diverso mi consente di scegliere una linea di sviluppo dei miei prodotti e di conseguenza di perseguire uno stile personalizzato“. 

 

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Cosa sarà ???🤔🤔

Pubblicato il da Claudia

Cosa sarà ???🤔🤔

Qui a Legnano diluvia cosa faccio ??? 🤔🤔

Mi porto avanti con il mio capolavoro .

COS'È ?? Quando sarà finito poi su vedrà 😉. Buona domenica a tutti belli e brutti 😂😂😂

Cosa sarà ???🤔🤔
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Tom Daley fa l'uncinetto in tribuna. "Lavorare a maglia ha salvato le mie Olimpiadi"

Pubblicato il da Claudia

Tom Daley fa l'uncinetto in tribuna. "Lavorare a maglia ha salvato le mie Olimpiadi"
Tom Daley fa l'uncinetto in tribuna. "Lavorare a maglia ha salvato le mie Olimpiadi"

Il tuffatore britannico, oro olimpico, non ha paura di mostrare il suo hobby: "Ne sono ossessionato" 

 

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Ha assistito alla finale del trampolino femminile lavorando a maglia, scardinando un altro stereotipo di genere che vedrebbe questo tipo di hobby come una “cosa da donne”. Il britannico Tom Daley, medaglia d’oro nei tuffi sincronizzati da 10 metri, che all’indomani della sua vittoria aveva detto: “Sono orgoglioso di poter dire di essere gay e campione olimpico”, ha dimostrato di non aver paura di mostrarsi per quello che è e per quello che ama. Il lavoro a maglia, ad esempio, è una sua grande passione: sull’account “madewithlovebytomdaley” mette in vendita le sue creazioni e l’intero ricavato va in beneficenza per progetti che sostengono le persone in difficoltà. 

 

Lavorare a maglia lo ha salvato durante le Olimpiadi: è questo ciò che ha raccontato in un post pubblicato sul suo account, nel quale mostra il piccolo astuccio cucito appositamente per la medaglia d’oro. “Imparare a lavorare a maglia e all’uncinetto mi ha aiutato così tanto”, scrive. La sua passione ha preso avvio durante il lockdown e da allora - dice Daley - “ne è ossessionato”. Tra un tuffo e l’altro, è stato in grado di creare maglioni, copertine, cappelli per bambini, accessori per animali e anche una poltrona per gatti. Daley è un tuffatore e come tale si butta a capofitto nelle cose. Fa yoga, medita, cucina e adesso lavora a maglia. Il marito e il figlio ne sanno qualcosa: hanno entrambi un armadio pieno di capi creati da lui. Qualsiasi cosa faccia, da vero campione, la fa al massimo. E non ha paura di osare, così come di mettersi a nudo: il suo coming out è uno dei più famosi nella storia dello sport. Lo disse al mondo intero con un video su Youtube, nel 2013: “Mi sono innamorato di un ragazzo”.

 

Dopo aver fatto coming out nel 2013, ha annunciato di essere diventato padre grazie alla maternità surrogata insieme con il suo partner, Dustin Lance Black, di professione sceneggiatore, regista, produttore televisivo e cinematografico. Black e Daley si sono sposati nel 2017 e vivono a Londra. Nel 2018 hanno annunciato via Instagram di essere in attesa di un figlio, nato nello stesso anno e chiamato Robert Ray Black-Daley, come il padre di Daley, morto a causa di un tumore al cervello quando era poco più che quarantenne nel 2011. Da allora il tuffatore sostiene associazioni di beneficenza per la lotta al cancro e ricorda sempre il genitore dicendo che spera di essere un padre bravo quanto lo è stato lui.  . 

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LA RIVINCITA DELLA LANA DEL GRAN SASSO: DA RIFIUTO A RISORSA NELLA BOTTEGA DI VALERIA GALLESE

Pubblicato il da Claudia

LA RIVINCITA DELLA LANA DEL GRAN SASSO: DA RIFIUTO A RISORSA NELLA BOTTEGA DI VALERIA GALLESE
LA RIVINCITA DELLA LANA DEL GRAN SASSO: DA RIFIUTO A RISORSA NELLA BOTTEGA DI VALERIA GALLESE
LA RIVINCITA DELLA LANA DEL GRAN SASSO: DA RIFIUTO A RISORSA NELLA BOTTEGA DI VALERIA GALLESE
LA RIVINCITA DELLA LANA DEL GRAN SASSO: DA RIFIUTO A RISORSA NELLA BOTTEGA DI VALERIA GALLESE

SANTO STEFANO DI SESSANIO – Amore per il territorio, una filiera etica ed una tradizione centenaria che non si arresta. Sono queste le carte vincenti che hanno portato AquiLANA, l’attività di Valeria Gallese, 38enne imprenditrice avezzanese, a diventare un esempio virtuoso nella vendita della lana proveniente dai pascoli del Gran Sasso.

 

A Santo Stefano di Sessanio, paesino dell’aquilano annoverato tra i “Borghi più belli d’Italia”, Gallese ha aperto nel 2016 la sua bottega, dove accoglie turisti, curiosi ed affezionati, crea matasse con l’arcolaio, antico strumento della tradizione appenninica, e lavora la lana.

 

Entrando in bottega si è subito immersi in un altro tempo: tra le sfumature delle lane, colpisce un vecchio telaio che occupa buona parte della stanza, l’arcolaio e le pentole in cui tinge la lana. Non si tratta però, come in molti casi, di un’antichità costruita a tavolino per incantare i turisti ma di un vero laboratorio in cui si reinventa la trasformazione della lana, partendo dalle conoscenze della tradizione e valorizzandole con studio, inventiva e nuovi canali di comunicazione.

 

Sì, perché quella lana che vediamo esposta sugli scaffali, tra i filati gialli, verdi o rossi e i prodotti finiti come cappelli, sciarpe, vestiario o coperte, è il risultato di un processo che parte non molto distante, sulle montagne del Gran Sasso. È lì che Valeria Gallese, una volta terminati i suoi studi in produzioni zootecniche ed allevamento ovino presso l’Università di Teramo, decide nel 2012 di investire le proprie energie.

 

Porta tra i pascoli le sue conoscenze, ad esempio come ottenere direttamente sulle greggi, attraverso la gestione genetica, un miglioramento della lana e sperimenta a sua volta nuove competenze, come selezionare i velli da mandare a trasformazione.

 

La filiera della lana inizia, infatti, con la tosatura che avviene nel nostro territorio tra aprile e maggio. L’imprenditrice si occupa personalmente di fare una cernita e solo i velli migliori vengono mandati nel biellese, nel consorzio Biella The Wool Company, in cui la lana viene lavata, pettinata, filata, ritorta e messa in rocca.

 

Da qui la lana torna nella filiera aquilana: Gallese trasforma le rocche in matasse che tinge con piante, radici, fiori, foglie e cortecce che raccoglie tra le sue montagne. Dai fiori di ginestra ricava il giallo, dalle radici di robbia i colori rosso e salmone, dal guado il blu, dalle galle di quercia il marrone e poi l’immancabile Montepulciano d’Abruzzo, da cui si realizza un color tortora, grazie alla presenza di antociani, antiossidanti naturali.

 

Quelle delle piante tintorie è stata un’altra abilità che Gallese ha acquisito, quasi per caso, durante il suo percorso: un corso organizzato dall’Ente Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga proprio nel momento giusto, una scelta che lei stessa definisce “dettata dal territorio”.

 

“Ho iniziato – racconta Gallese a Virtù Quotidiane – a trasformare la lana in filato nel 2012. Dei primi 50 chili di lana ottenuti dalla filatura di 150 chili di lana sporca, non riuscivo a vendere neanche un etto”.

 

Poi l’intuizione. “Ho aperto un piccolo blog in cui raccontavo la mia storia e nel giro di tre mesi ho venduto tutto online. Da quando poi ho aperto la pagina Facebook ho potuto raddoppiare le vendite ogni anno. Nel 2018 ho venduto 700 chili ed il 2019 mi vedrà impegnata nella vendita di 1200 chili di lana filata”.

 

Se in un primo momento Gallese si avvaleva delle pecore dell’azienda di famiglia, ben presto ha abbracciato la filosofia e gli obiettivi di “Pecunia”, un ambizioso progetto dell’Ente Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga che da diversi anni punta a incrementare il valore economico della lana. I pastori del Gran Sasso hanno infatti negli anni visto la propria lana svalutarsi: se nell’antichità rappresentava un materiale di pregio, oggi è considerato alla stregua di un rifiuto.

 

Nel caso in cui, dopo la dovuta tosatura, non si riesca a vendere la lana, si deve provvedere allo smaltimento, un costo ulteriore che i pastori devono sostenere. Per questo motivo, per anni la lana è stata ritirata ad una somma inferiore rispetto al potenziale valore del prodotto.

 

Il progetto ha, di fatto, invertito questa tendenza. Attraverso uno specifico corso di formazione alcuni operatori hanno potuto apprendere le tecniche per effettuare la suddivisione della lana sucida, cioè “sporca”, appena tosata proveniente da diverse razze, secondo gli standard qualitativi richiesti dall’industria. La lana ha così raggiunto un prezzo superiore alla media del mercato nazionale.

 

“La dimostrazione di AquiLANA – afferma Gallese – è stata che la lana del Gran Sasso si può utilizzare ed è una lana bella e se io nel mio piccolo riesco a fare quadrare i conti, garantendo un prezzo equo ai pastori, immaginiamo quanto potrebbero fare gli industriali”.

 

Da un pagamento equo della lana, si ricava logicamente un minor margine di guadagno ma, se oltre alla materia prima di qualità, si unisce la tintura naturale e la lavorazione a mano fatta a maglia o all’uncinetto, il prodotto acquista un valore aggiunto.

 

Oltre alle lavorazioni di Gallese, a volte arrivano nella bottega maglie o scialli realizzati da “L’officina del pensiero creativo”, una rete di donne che si ritrova periodicamente in una libreria di Chieti per fare comunità e tramandare la lavorazione tessile in chiave moderna. Così la creazione di un oggetto, subentra e scavalca la “produzione” nel senso più stretto del termine.

 

Nell’era della fast fashion e del consumismo illogico, acquistare in maniera consapevole non è solo un capriccio da radical chic, è qualcosa che tutti possiamo fare: ridurre i nostri acquisti, preferendo alla quantità, prodotti di qualità. Tornando a quel cappello sullo scaffale.

 

“Se il consumatore – spiega l’imprenditrice – preferisce un cappello che costa 36 euro rispetto a quello di poliestere che ne costa 15, acquistando un prodotto di qualità sta sostenendo una filiera che garantisce la resistenza e l’esistenza della vita in questi borghi montani”.

 

“Evitare lo spopolamento dei borghi montani – conclude Gallese – non deve essere solo una bella parola, ci devono essere dietro delle azioni concrete 

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